“LA REGIONE TOSCANA DOTI IL PERSONALE MEDICO DEI DISPOSITIVI DI SICUREZZA
E PREDISPONGA NUOVI POSTI PER LE TERAPIE INTENSIVE”
La richiesta della FNOMCeO alla Regione
Leggi comunicato del 16 marzo
Ambulatori ‘a porte chiuse’, visite solo su appuntamento, attivazione delle unità speciali per l’assistenza domiciliare: le proposte Fnomceo per arginare il Coronavirus
Una lettera al Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, ai Ministri della Salute Roberto Speranza, dell’Interno Luciana Lamorgese, della Giustizia Alfonso Bonafede, al Presidente della Conferenza delle Regioni Stefano Bonaccini, e a tutti gli Assessori alla Salute, per invitarli a stabilire nuovi modelli organizzativi per gli studi medici. A scriverla, oggi, il Presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei Medici (Fnomceo), Filippo Anelli. Obiettivo: limitare il contagio dei sanitari e la conseguente diffusione del virus tra i pazienti.
“Noi medici siamo “super-diffusori” del virus, perché lavoriamo a stretto contatto con i pazienti, molti dei quali resi fragili dall’età o da patologie preesistenti – spiega Anelli -. Se statisticamente, per Covid-19, ogni persona infetta può contagiarne altre due, quando ad ammalarsi è un medico può infettare sino a dieci persone”.
“In Cina si è dimostrata efficace, per arginare l’epidemia, la strategia del contenimento dei super – diffusori: applichiamola anche in Italia, cominciando proprio dai medici – continua Anelli -. È assolutamente necessario, in primis, che tutti i professionisti, dagli ospedalieri ai medici di famiglia, a quelli della continuità assistenziale, del 118, dell’Inps, agli odontoiatri e agli specialisti ambulatoriali siano forniti degli adeguati Dispositivi di protezione individuale”.
“Occorre poi regolamentare l’accesso agli ambulatori dei medici di medicina generale, della continuità assistenziale, dei pediatri di libera scelta. Accesso che va riservato solo ai casi indifferibili, organizzato su appuntamento, previo triage telefonico, e facendo entrare un paziente alla volta, accompagnato, se non autosufficiente, da una sola persona – aggiunge il Presidente Fnomceo -. Questo modello organizzativo, adottato già da alcune Regioni, come la Puglia, e Province, come Reggio Emilia, va esteso su tutto il territorio nazionale, iniziando dalle zone più colpite dall’epidemia. Inoltre, vanno subito attivate le unità speciali per l’assistenza domiciliare dei malati che non necessitano ricovero, previste dal Decreto- Legge n°14 del 9 marzo scorso”.
“Nella sola provincia di Bergamo sono ad oggi cinquanta i medici infettati, uno è morto. L’Assessore al Welfare della Lombardia, Giulio Gallera ha affermato, una settimana fa, che il 12% dei contagiati erano operatori sanitari. La stessa Fnomceo ha pagato un tributo altissimo, con la perdita di Roberto Stella, Responsabile Area Formazione– conclude Anelli -. Cosa stiamo aspettando? Di questo passo non solo non ci saranno abbastanza medici per assistere tutti, ma gli stessi sanitari diventeranno, loro malgrado, veicolo d’infezione. Sono necessarie nuove misure che regolamentino l’attività dei medici negli ambulatori, per la tutela della salute dei professionisti e di tutta la popolazione”.
COMUNICATO STAMPA 12.03.2020
In allegato,
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la lettera.
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ATTENZIONE AI MESSAGGI SUI SOCIAL
La FNOMCeO con la Comunicazione n. 37 ci segnala che in riferimento alla delicata vicenda concernente la diffusione della polmonite da nuovo coronavirus (2019 – nCoV) in tutto ilterritorio nazionale, ha ricevuto diverse segnalazioni circa l’uso sempre più comune e incontrollato di video,postati sui social, da parte dei professionisti sanitari, per veicolare messaggi sul contagio e sulla situazione degli Ospedali.
Al fine di realizzare una comunicazione più corretta e in lineacon i principi dell’etica e della deontologia professionale, si ritiene opportuno che i professionisti sanitari, prima di pubblicare i videosui social, indicassero la propria qualifica, l’Ordine di appartenenzae il numero di iscrizione.
A questo riguardo, si ricorda quanto dispone l’articolo 55 delvigente Codice di Deontologia medica secondo cui “Il medicopromuove e attua un’informazione sanitaria accessibile,trasparente, rigorosa e prudente, fondata sulle conoscenzescientifiche acquisite e non divulga notizie che alimentino aspettative o timori infondati o, in ogni caso, idonee a determinareun pregiudizio dell’interesse generale. Il medico, nel collaborare conle istituzioni pubbliche o con i soggetti privati nell’attività di informazione sanitaria e di educazione alla salute, evita la pubblicitàdiretta o indiretta della propria attività professionale o la promozione delle proprie prestazioni”.
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