La FNOMCeO scrive a Casellati e Fico. Filippo Anelli: “Sono tre volte ingiuriose: verso i medici, verso i malati e verso gli avvocati stessi”
Ultima trovata, un fumetto. Il titolo parla da solo: “Diritto alla salute! Richiedi i danni, se ti ammali in ospedale”. La tavola racconta, in quattro vignette, la storia di un paziente che, ricoverato per un incidente stradale, viene subito operato ma si ammala di Covid. “Per fortuna – conclude lui, dopo la pronta e completa guarigione, – posso individuare i responsabili del mio contagio attraverso il supporto legale dello studio XXX”.
È solo la più nuova tra le pubblicità messe in campo, durante la pandemia, da studi e società legali. Pubblicità dai registri e toni diversi – aggressivi, suadenti, denigratori, ironici persino –, veicolate su carta stampata, radio, tv. Ma tutte con un unico obiettivo: indurre i potenziali clienti ad intentare cause, anche temerarie, ai medici e alle strutture del Servizio Sanitario Nazionale. Il più delle volte, la valutazione è gratuita, e viene garantito che non saranno addebitate le spese legali: anche perché, come gli studi ben sanno, nella maggior parte dei casi non si arriverà alla causa, ma si preferirà la via della conciliazione.
“Queste pubblicità sono tre volte ingiuriose – tuona il Presidente della FNOMCeO, la Federazione degli Ordini dei Medici, Filippo Anelli -. Sono ingrate nei confronti dei medici, che hanno adempiuto sino in fondo il proprio dovere: in molti si sono contagiati, 243 hanno perso la vita, dei quali 64 nella seconda ondata. E che, comunque, hanno fatto del loro meglio per inventarsi soluzioni organizzative e terapeutiche di fronte a un virus nuovo, sconosciuto, verso il quale neppure le Istituzioni erano preparate. Prima osannati come eroi, ora vengono dipinti come una sorta di bancomat, cui spillare soldi per responsabilità che non sono le loro”.
“Alcune pubblicità poi, come questa del fumetto, sono offensive nei confronti degli oltre 61mila deceduti per il Covid, nei confronti di tutti coloro che stanno ancora lottando e di coloro che ne portano segni e postumi – aggiunge -. Lo sono perché dipingono il contagio e la malattia quasi come un’opportunità di facili guadagni. E, in ultimo, sono offensive per la stessa Categoria degli Avvocati: perché fanno leva più su bisogni sociali, innescati dalla crisi economica dovuta alla pandemia, che sul giusto risarcimento di un danno, che è la difesa di un diritto costituzionalmente protetto”.
“Per questo stiamo via via segnalando le pubblicità scorrette al Consiglio nazionale Forense – conclude Anelli -. E stiamo inviando una Lettera ai Presidenti di Senato e Camera, Maria Elisabetta Alberti Casellati e Roberto Fico, per sensibilizzarli su queste réclame, che lucrano in maniera ingiusta sulla sofferenza altrui, e chiedere, per loro tramite, al Parlamento di legiferare su questo settore così delicato per la vita sociale. Oltre a innescare una guerra laddove dovrebbe esserci un’alleanza terapeutica, infatti, le cause temerarie depauperano anche il Servizio Sanitario Nazionale, già provato dai tagli del passato e ora dalla pandemia. Ricordiamo infatti che ogni euro pagato dalle strutture è un euro sottratto alle cure per la collettività. Invitiamo infine tutti i colleghi a non condividere le pubblicità sui social, sull’onda dello sdegno, neppure per censurarle, in modo da non fare da involontaria cassa di risonanza”.